Lavoro e conciliazione familiare

LETTERA APERTA a:

Imprenditori, Politici, Sindacalisti, Giornalisti di buona volontà  (maschi e femmine)

            Lavoro femminile: Come le mamme potrebbero conciliare famiglia e lavoro

Pochi giorni prima di lasciare il mio incarico di Direttore Generale presso una importante azienda di abbigliamento, oltre  1.000 dipendenti di cui due terzi donne, una giovane madre, al momento dei saluti, mi ha inviato una e-mail che fra le altre cose diceva:”… la ringrazio enormemente per quello che ha fatto per noi donne e soprattutto noi mamme, per averci dato la possibilità di continuare a sentirci realizzate come persone che lavorano e che operano all’interno della società e che, allo stesso tempo, si prendono cura dei propri figli e della propria famiglia …” 

Era una mamma che lavorava con un contratto di lavoro “ part-time.”

Da qui è partita l’idea di questa lettera aperta, che inizia con una puntualizzazione.

Lavoro  femminile  può voler dire::

  • lavoro domestico, cioè lavoro svolto in casa propria, dedicato alla gestione della famiglia, (marito, figli, eventuali genitori anziani, ecc.) senza corresponsione di alcuno stipendio o salario.
  • lavoro professionale, cioè lavoro svolto normalmente fuori casa, in maniera autonoma o dipendente, dal quale si percepisce uno stipendio o salario.

Oggi il primo è troppo sottovalutato, spesso svilito e poco considerato.

Leggiamo allora due brevi citazioni.

La prima è tratta dalla “Laborem exercens”  –  l’Enciclica sul lavoro di Giovanni Paolo II –

“….La vera promozione della donna esige che il lavoro sia strutturato in modo tale che essa non debba pagare la sua promozione con l’abbandono della propria specificità a danno della famiglia, nella quale ha come madre un ruolo insostituibile.”

La seconda è tratta dalla  “Costituzione della Repubblica Italiana”.

Art.  37: “  La donna lavoratrice………… Le condizioni di lavoro  devono consentire l’adempimento della sua essenziale funzione famigliare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione”.

In entrambi i documenti la funzione materna viene adeguatamente specificata e valorizzata.

Come è giusto che sia in quanto:  I  FIGLI  NASCONO  SEMPRE  DALLE MAMME,  SEMPRE PICCOLI  E HANNO SEMPRE BISOGNO DELLE MAMME  la cui presenza è fondamentale  ALMENO NEI LORO PRIMI  ANNI  DI  VITA.

Non facciamo confusione, la presenza del padre non ha lo stesso significato e la stessa efficacia. Se la natura ( o Dio per chi crede)  ha disposto le cose in questo modo noi non abbiamo il potere di  modificarle. Facciamo solo confusione e ci facciamo del male.

Detto questo, non possiamo però, e non  dobbiamo dimenticare che, motivi di: realizzazione personale, desiderio di svolgere una professione extra casalinga, condizioni economiche, ecc. possono portare la donna ad avere anche una sua attività esterna. Desiderio assolutamente legittimo e degno di essere tutelato, ma come?

A mio avviso il LAVORO PART -TIME  ( lavoro parziale – orario ridotto  –); può rappresentare  la soluzione ideale. Avendo ben presente che  la funzione materna e quella paterna non sono totalmente interscambiabili, ma diverse e complementari

Un orario di lavoro modulato sulle esigenze e sugli orari della famiglia (flessibile o ridotto)  può consentire alle  lavoratrici madri un  adeguato e gratificante  svolgimento delle due  mansioni.

Infatti, ogni volta che ho rivolto la  domanda: “ Se le condizioni economiche della tua famiglia lo consentissero,  tu: lavoreresti  comunque, lavoreresti  part-time, staresti a casa ? ”.  Risultato: la stragrande maggioranza delle giovani madri  (intorno all’80%), mi ha risposto  che: lavorerebbe part-time. Provare per credere!

Allora, quando si parla di rientro al lavoro dopo la maternità, anziché dire:  questo  o  quello, come  troppo spesso succede, per cui molte giovani mamme sono costrette a licenziarsi, proviamo a dire:   questo   e   quello.

Diamo alla lavoratrice  MAMMA    la possibilità di   SCEGLIERE  come impostare la sua nuova situazione, con questi semplici suggerimenti operativi.

Aiutiamo le mamme ad ottenere, quando lo richiedono, un orario di lavoro ridotto (part-time). Non  comporta alcun costo supplementare per l’azienda. Solo un po’ di burocrazia.

Sollecitiamo  gli imprenditori e le  imprenditrici  ( spesso mamme a loro volta),  e i dirigenti, sia privati che pubblici, sensibili al problema di cui sopra, a  favorire e mettere in atto una seria politica aziendale di concessione dell’orario PART-TIME per le loro “lavoratrici madri” che ne fanno richiesta. Questo rappresenterebbe una prima applicazione concreta  del concetto di Responsabilità sociale  degli imprenditori ( o – CSR – Corporate Social Responsability, come si usa dire oggi).

I Sindacati, volendo, potrebbero dare una mano svolgendo una concreta azione di stimolo verso gli imprenditori un po’ pigri.

Chiediamo ai politici di codificare per le madri il diritto di  chiedere  e di ottenere  che il  ritorno  al lavoro possa avvenire  con un orario  part-time ( 4/5/6 ore a seconda delle esigenze), fino a quando il figlio più piccolo non raggiunga almeno i 6 anni .

Chiediamo anche, se possibile, l’erogazione di  un “bonus”, sia alle aziende che concedono alle mamme l’orario part-time, sia alle mamme che lo richiedono. Basta modificare  la  Legge n. 53 del 8 marzo 2000, che non ha funzionato e sulla quale ci sono fondi disponibili inutilizzati.

Le Regioni hanno fondi a disposizione per la conciliazione dei tempi di lavoro, potrebbero benissimo anziché pensare solo a costruire e gestire  asili nido, certamente costosi,  concedere contributi alle mamme e alle aziende che optano per un lavoro part – time.

A proposito di asili nido, teniamo presente che le  “coccole” di una inserviente, anche se brava, non sono neppure lontane parenti di quelle di una mamma.

Da ultimo, teniamo presente che

Un  solo contratto “part-time” fa  felici  QUATTRO  persone:

– una madre che può dedicare più tempo a suo figlio, che è la cosa che certamente desidera di più,

– un figlio/a  che può stare con sua madre, che per lui è la persona più importante in assoluto,

– una disoccupata che potrebbe essere assunta, per coprire lo spazio lasciato libero dalla riduzione dell’orario di lavoro della lavoratrice madre.

– un marito, che rientrando trova a casa una moglie più serena. Né arrabbiata e delusa perché ha dovuto licenziarsi per potere stare un po’ con suo figlio, né sovraffaticata, perché lavorare 8 ore poi  arrivare di corsa a casa e ricominciare, è oltremodo stancante.

Oggi si parla molto di sussidiarietà. Il part-time è la sussidiarietà all’opera: facciamo fare agli individui (in questo caso le mamme) quello che vogliono e possono fare da soli, e magari aiutiamoli. Le Istituzioni intervegano dopo, se e quando le singole persone non ce la fanno da sole. Nei periodi di crisi, come oggi,.si possono fare felici le mamme e creare posti di lavoro o evitare licenziamenti. Sono considerazioni da non sottovalutare.

Gianfranco Vanzini

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